Biancavilla
Ogni grande avventura inizia da una starter town. La nostra era una cittadina di pochi pixel, la prima casa virtuale a cui tornare ogni volta che ne sentiamo il bisogno.
Un'esplorazione nei paesaggi virtuali che hanno definito l'identità, le relazioni e i ricordi di un'intera generazione, tra nostalgia, estetiche e nuove forme d'appartenenza.
Appuntamento ogni venerdì con Mentally I’m here, la nostra nuova serie.
Ci svegliamo nella cameretta al primo piano della casa di campagna che condividiamo con nostra madre. La stanza è ampia, arredata in modo essenziale: il nostro piccolo letto in un angolo, il computer ancora acceso dalla sera prima sulla scrivania contro il muro opposto. In mezzo alla stanza, il televisore rimanda le immagini di un videogioco lasciato in pausa, una finestra digitale eternamente aperta sullo stesso mondo. Al piano di sotto, nostra madre vuole parlarci. “Ascolta,” ci dice, “prima o poi tutti i giovani vanno via di casa.” È ora di partire. Lo sa bene, e lo sappiamo anche noi. Ma prima, un ultimo sguardo alla cittadina in cui siamo cresciuti.
Siamo a Biancavilla, nella regione di Kanto. È qui che comincia la nostra avventura, quella dei primi Pokémon Blu e Rosso. Chiamarla cittadina è quasi eccessivo: tre edifici in tutto, per un totale di otto abitanti. Quel giorno non li incontriamo tutti, ma non importa. Sappiamo che ci sono, e sappiamo che il nostro unico compito è parlare con uno di loro: il Professor Oak. È da lui che riceviamo la notizia che cambierà la nostra esistenza. Ed è lui che ci pone di fronte alla prima, difficilissima scelta della nostra vita: Charmander, Bulbasaur o Squirtle. Una decisione che ci definirà negli anni.
Biancavilla è ciò che nei videogiochi viene definita una starter town – il luogo in cui tutto ha origine. Non si tratta semplicemente di un punto geografico, ma dello spazio da cui prende forma la nostra esperienza: è qui che impariamo a muoverci, a parlare con gli altri, a riconoscere la logica di un mondo che ancora ci è estraneo. È un ambiente semplice, protetto, in miniatura: una metafora rassicurante dell’infanzia, il punto fermo da cui iniziare a esplorare l’ignoto. Ed è da Biancavilla che molti di noi hanno iniziato il cammino verso un mondo più grande di quello dei Pokémon. La prima casa virtuale, un posto sicuro a cui fare ritorno.
Biancavilla è ispirata all’infanzia dello stesso creatore del videogioco, Satoshi Tajiri, e alla sua città natale, Machida, quando ancora era un villaggio immerso nella natura. Tajiri trascorreva le giornate a collezionare insetti nei campi e nelle paludi, prima che arrivassero le colate di cemento dei parcheggi e dei supermercati a distruggere per sempre il paesaggio della sua gioventù. Quello che nella realtà è andato perso per sempre, ha deciso di custodirlo altrove: in un mondo virtuale, un universo di pixel in cui far sopravvivere le immagini felici dei primi anni della sua esistenza.
Queste immagini compongono lo scenario di partenza di Pokémon Blu e Rosso, il secondo titolo più acquistato nella storia di Game Boy dopo Tetris, con oltre trenta milioni di copie vendute in tutto il mondo. Oltre trenta milioni di bambini si sono svegliati nello stesso minuscolo villaggio. Trenta milioni di vite digitali nate a Biancavilla.
“Questo è stato l’inizio di tutti. Il filo rosso (o blu, o giallo) che ci unisce” scrive un utente su Facebook, sotto un’immagine della prima Biancavilla: grafica essenziale, edifici stilizzati, colori assenti. Nel tempo cambierà poco e non per mancanza di creatività, ma per una precisa esigenza identitaria. Una starter town deve restare immutabile, qualunque cosa accada al mondo che le si spalanca intorno. Con le nuove edizioni del videogioco, Nintendo ha mantenuto la scelta di non alterarla troppo: ogni generazione l’ha ritrovata pressoché identica, come un punto fermo nella memoria.
Anche il suo nome lo suggerisce. Biancavilla è il bianco di una tela da riempire, una base neutra da cui iniziare a scrivere la propria storia. Un viaggio dalle mille sfumature ti aspetta, recita la schermata iniziale. È il viaggio che faremo all’interno del mondo di Pokémon, ma non solo. È il primo passo in una lunga serie di esplorazioni digitali, l’inizio di un rapporto profondo con gli spazi immaginari e con le esperienze che vivremo al loro interno – astratte, ma non per questo meno reali.
E quando la nostalgia si affaccia, sappiamo esattamente dove tornare. Alla nostra Biancavilla, la starter town che, come il nostro piccolo Ash, anche noi continuiamo ad abitare in un angolo della memoria, ogni volta che il bagliore dello schermo si riaccende. La prima casa virtuale, il luogo che ci ha insegnato a partire e che ci aspetta quando scegliamo di tornare. E ogni volta, la ritroviamo identica a se stessa.
Oggi invece la vita ci porta sempre più ad affrontare gli inizi come l'attentato alla Shinra di FF7...